Visualizzazione post con etichetta (D)-5-Einsatzgruppen - Babij Jar. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta (D)-5-Einsatzgruppen - Babij Jar. Mostra tutti i post

giovedì 4 luglio 2013

l'Eccidio - testimonianze e foto

Questo post necessita di una premessa. Babij Jar (la gola della nonna in lingua russa) era un "piccolo" canyon situato a 7 km dal centro di Kiev in Ucraina. L'esercito tedescho arrivò nella città tra il 19 ed il 20 settembre del 1941 e fu seguito, immediatamente dopo, da un distaccamento delle Squadre Speciali, (in tedesco Einsatzgruppen) l'Einsatzkommando 4a, comandato da Paul Blobel (rimando al post Einsatzgruppen per informazioni approfondite), il quale era incaricato ufficialmente di piegare la resistenza partigiana nella zona. Nella realtà oltre tale compito, Blobel doveva cancellare la presenza ebraica della città  che in quel momento pare fosse di 150.000 persone. Perlustrando i sobborghi di Kiev intuì che le gole di Babij Jar si prestavano bene per il massacro che da li a poco si sarebbe perpetrato. In un comunicato a Berlino, Blobel spiega che i sabotaggi    tramite esplosivo che avevano distrutto due immobili dove si erano insediate alcune strutture amministrative militari tedesche , erano da attribuire nella quasi totalità agli ebrei. Egli descrive con queste parole gli avvenimenti: 

Com’è stato dimostrato, gli ebrei hanno avuto un ruolo preminente. Si dice che qui ne vivano 150.000. Non è ancora stato possibile verificare la cifra. Durante la prima azione sono stati compiuti 1.600 arresti e sono state prese misure per arrestare tutti gli ebrei. Si prevede l’esecuzione di almeno 50.000 ebrei”.

Il 28 settembre fu comunicato alla popolazione ebrea di presentarsi all'angolo di via Melnikov e di via Degtjarev alle ore 8:00. Tutti dovevano portare con se documenti, valori, biancheria ed indumenti pesanti. naturalmente nessuno avrebbe potuto immaginare quello che da lì a poco sarebbe successo. Le voci parlavano di reinsediamento, voci divulgate sopra tutto dalla polizia ucraina, che, ma di questo ne parleremo in un altro post, ha avuto un ruolo di prim'ordine in questo massacro. Dal centro cittadino, lunghe colonne di persone si incamminarono verso Babij Jar, ad attenderli l'Einsatzkommando 4 insieme a miliziani ucraini. La preparazione del luogo era stata curata nei minimi particolari, niente e nessuno sarebbe potuto sfuggire. A gruppi di 30 le persone venivano dapprima svuotate dai valori e dai documenti, dopodiché venivano fatte passare attraverso una strettoia che si apriva su di un vasta area pianeggiante. Qui dovevano spogliarsi e lasciare a terra i vestiti. I tedeschi avevano fatto costruire dei piccoli canali che conducevano verso il letto della gola, per agevolare la discesa nel fossato e per evitare che gli ebrei man mano scelti per l'esecuzione vedessero troppo tempo prima cosa li attendeva. Ma leggiamo dal racconto di chi li c'è stato. Hoefer, un militare camionista tedesco:

"Appena denudati, gli ebrei venivano portati dentro [Babi Yar]. Venivano incanalati attraverso due o tre stretti varchi, che conducevano in fondo alla gola. Non appena arrivavano giù, gli agenti della Schutzpolizei li afferravano e li costringevano a stendersi sugli ebrei già fucilati. Avveniva tutto molto in fretta. I corpi erano letteralmente a strati. Un tiratore della polizia avanzava sparando con una mitraglietta al collo di ciascuna delle persone distese. Le vittime arrivavano così sconvolte dalla scena orripilante da non avere più nessuna forza di volontà. […] Appena ne aveva ammazzato uno, il tiratore, camminando sul corpo dei fucilati, procedeva verso il successivo, che nel frattempo si era steso a terra, e gli sparava. Andò avanti così, ininterrottamente, senza nessuna distinzione fra uomini, donne e bambini. I bambini restavano con le madri e venivano uccisi con loro. […] Davanti a ciascun ingresso della voragine c’era un “impacchettatore”. Gli impacchettatori erano poliziotti e avevano il compito di sistemare ogni nuova vittima sopra una delle precedenti, per cui al tiratore non restava che sparare un colpo mentre passava".

E poi il racconto di Kurt Werner membro del Sonderkommando 4: 


"Gli ebrei dovevano stendersi a faccia in giù accanto alle pareti della gola. In basso c’erano tre squadre di tiratori, di circa dodici uomini ciascuna. A ognuna delle tre squadre veniva portato un gruppo di ebrei nello stesso momento. I gruppi successivi dovevano stendersi sui morti. I tiratori stavano alle spalle degli ebrei e li uccidevano con un Genickshuss (colpo alla nuca). Ho ancora negli occhi il terrore assoluto degli ebrei quando, affacciandosi sulla conca, scorgevano i cadaveri. Molti gridavano di spavento.[…] Mi è toccato restare per l’intera mattinata in fondo alla gola. Per un po’ ho dovuto sparare ininterrottamente".  

Il masssacro durò due giorni, il 29 ed il 30 settembre 1941, il risultato finale è racchiuso in questo rapporto  di poche righe dell'Einsatzgruppe C:

“Il Sonderkommando 4a in collaborazione con lo stato maggiore del gruppo e due commando del reggimento Sud di polizia ha fucilato, tra il 29 e il 30 settembre 1941, 33.771 ebrei a Kiev”.





Foto n.1
Paul Blobel
Potsdam 13 agosto 1894 - Landsberg am Lech 1951
Comandante del Sonderkommando 4a (Einsatzgruppe C)
Principale responsabile della uccisione di 33.771 nelle gole di Babij Jar



Foto n.2
Veduta aerea di Babij Jar scattata dall'aviazione tedesca




Foto n.3
Veduta aerea della città di Kiev scattata dall'aviazione tedesca





Foto n.4
Babij Jar ripresa dall'aeronautica tedesca






Foto n.5
Gole di Babij jar, Kiev Ucraina 1941
un uomo in divisa, non saprei dire a quale corpo, rovista tra   gli abiti dei civili uccisi a Babij Jar.




Foto n.6
Gole di Babij jar, Kiev Ucraina 1941
Soldati rovistano nei migliaia capi d'abbigliamento appartenuti un attimo prima a persone innocenti uccise in massa.






Foto n.7
Kiev, Ucraina 1941
Colonne di civili ucraini vengono condotte verso le gole passando per via Pobeda. lungo il percorso si notano diversi corpi senza vita.




Foto n.8
Stessa scena della foto precedente ma ripresa da un'altra angolazione






Foto n.9
Stessa strada, la Paboda, altre vittime.





Foto n.10
Gole di Babij jar, Kiev Ucraina 1941
Ebrei costretti a consegnare i loro averi prima di essere uccisi nella gola




Foto n.11
Ebrei scortati da guardie ucraine in via Kerosinnaja ed in via Lagernaja






Foto n.12
Altra foto di Ebrei scortati da guardie ucraine in via Kerosinnaja ed in via Lagernaja




Foto n.13
 Prigionieri di guerra russi costretti a lavorare nella fossa di Babij Jar





Foto n. 14
Gole di Babij jar, Kiev Ucraina 1941
Centinaia di prigionieri di guerra russi livellano la terra sopra i corpi di chi è stato già ucciso



Testimonianza di Kurt Werner
(a cura di Klee - Dressen - Riess, "Bei tempi")

L'intero commando, ad eccezione di una sentinella, si mise in marcia quel giorno verso le 6 di mattina, diretto al luogo di queste esecuzioni. Io esro su un camion. Si doveva portar via tutto quuello che era disponibile. Proseguimmo per venti minuti in direzione norde ci fermammo su una strada lastricata fino in aperta campagna, dove terminava. Là era riunito un grande numero di ebrei ed era stato anche disposto un luogo dove gli ebrei dovevano depositare gli abiti e il bagaglio. Dopo un chilometro vidi una grande voragine naturale. Il terreno era sabbioso. La voragine era profonda circa 10 metri, lunga circa 400, larga in alto circa 80 metri e in basso 10. Subito dopo il mio arrivo sul terreno delle esecuzioni dovetti scendere con altri camerati in questa conca. Non passò molto tempo che già i primi ebrei ci vennero condotti giù per le pareti della voragine lungo le quali dovettero sdraiarsi faccia a terra. Nella conca si trovavano tre gruppi di tiratori, in tutto 12. Gli ebrei venivano condotti di corsa, tutti assieme, dall'alto verso questi tiratori. Gli ebrei che seguivano dovevano sdraiarsi sui cadaveri di quelli precedentemente fucilati. I tiratori stavano di volta in volta  dietro gli ebrei e li uccidevano con colpi alla nuca. Mi ricordo ancra oggi in quale stato di terrore gli ebrei che di lassù, sull'orlo della voragine, potevano per la prima volta scorgere i cadaveri sul fondo: molti gridavano forte per lo spavento. Non ci si può nemmeno immaginare quale forza nervosa richiedesse eseguire laggiù quella sporca attività. Era una cosa raccapricciante.
Dovetti rimanere tutta la mattina giù nella voragine. Lì dovetti continuare a sparare per un certo tempo, poi fui impegnato a riempire di munizioni i caricaricatori della pistola migliatrice. Durante questo tempo furono impiegati altri camerati come tiratori. Verso messogiorno fummo fatti uscire dalla conca e nel pomeriggio io, con altri, dovetti condurre gli ebrei fino alla conca. In questo tempo altri camerati sparavano giù nella conca. Gli ebrei venivano condotti da noi fino all'orlo della conca e da lì correvano giù da soli lungo il pendio. Tutte le fucilazioni di quel giorno possono essere durate all'incirca fino alle 5 o 6 di sera. In seguito fummo riportati nel nostro alloggiamento. Quella sera fu nuovamente distribuito del liquore (grappa).