Visualizzazione post con etichetta (D)-Pogrom. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta (D)-Pogrom. Mostra tutti i post

lunedì 10 febbraio 2014

Pogrom - Testimonianze - Foto

La parola pogrom è di derivazione russa (Погром). Il suo significato indica una sommossa del popolo contro le minoranze ebree. In particolare, questo termine nasce e diventa di uso comune durante i massacri e le devastazioni ai danni del popolo ebraico a cavallo del XIX e XX secolo nella Russia Zarista. I primi Pogrom vennero ufficiosamente organizzati dal governo Zarista in occasione dell'assassinio dello Zar Alessandro II nel 1881. Nel 1903 prima e poi  in occasione della mancata rivoluzione russa del 1905 si ebbero numerosi pogrom in tutto l'impero Zarista, circa 600 tra città e villaggi.
La parola si è senz'altro diffusa in quel periodo, ma gli episodi di violenza popolare contro gli ebrei  sono di molto precedenti a tali avvenimenti. Il primo di cui si abbia certezza storica, è avvenuto ad Alessandria d'Egitto il 38 d.c. e non sono mai più terminati.
Pogrom scatenati in Germania, Austria, Cecoslovacchia tra il 9 ed 10 novembre (Notte dei Cristalli) 1938 hanno dato inizio alla persecuzione degli ebrei di tutta Europa, sancendo con i fatti  l'inizio della Shoah.
Pogrom si sono visti anche dopo la II guerra mondiale, sia ai danni dei sopravvissuti alla Shoah, sia di minoranze cristiane in terra islamica (Instambul).Il più grave è avvenuto a Kielce in Polonia nel 1946, legato all'accusa del sangue, secondo la quale, nei rituali ebraici, si farebbe uso di sangue umano.
Attualmente, la parola pogrom ha assunto un significato più generale, indicando tutte quelle azioni di violenza su proprietà e persone appartenenti a minoranze politiche, etniche e religiose.
Di seguito, alcuni pogrom raccontati da chi ha visto o partecipato, avvenuti durante l'invasione delle Armate tedesche nei territori dell'est, nella campagna di Russia nell'estate del 1941.



Rapporto di un fotografo
All' inizio della campagna di Russia, la mattina del 22 giugno 1941, fui trasferito con la mia unità a Gumbinnen. Rimanemmo là fino al martedì successivo, il 24 giugno. Quel martedì, assieme a un Vorkommando, mi misi in marcia da Gumbinnen per Kovno. Vi giunsi con l'avanguardia di un'unità dell'esercito nella mattinata di mercoledì 25 giugno. Il mio compito consisteva nel preparare l'alloggiamento per il gruppo che seguiva. L'incarico mi fu notevolmente agevolato dal fatto che su fotografie aeree di Kovno scattate precedentemente avevamo gia individuato determinati blocchi di abitazioni per la nostra unità. ln città non si verificavano più veri e propri fatti d'arme. Nel pomeriggio, in prossimità del mio alloggiamento, notai un assembramento di persone nel cortile di una stazione di servizio recintato da tre lati e sbarrato verso la strada da un muro di folla. Mi trovai così davanti al seguente spettacolo: nell'angolo sinistro del cortile c'era un gruppo di uomini di età tra i 30 e i 50 anni. saranno state circa 45-50 persone che venivano tenute riunite e sotto tiro da alcuni civili. Questi erano armati di fucili e portavano dei bracciali, quali compaiono nelle foto che scattai allora. Un giovane - doveva trattarsi di un lituano - [...] con le maniche della camicia rimboccate era munito di una sbarra di ferro. Di volta in volta faceva uscire dal gruppo un uomo e con la sbarra gli assestava uno o più colpi sulla nuca. ln questo modo, in tre quarti d'ora ha eliminato I'intero gruppo di 45-50 persone. Di queste persone ho scattato una serie di foto. [...] Dopo che tutti furono uccisi, il giovane mise da parte la sbarra, prese una fisarmonica, si sistemò sul mucchio dei cadaveri e suonò l'inno nazionale lituano. La melodia mi era nota e mi fu chiarito .dalle persone circostanti che si trattava dell'inno nazionale. ll comportamento dei civili presenti (donne e bambini) aveva dell'incredibile perché dopo ogni uccisione cominciavano a battere le mani e all'inizio dell'inno nazionale si misero a cantare e ad applaudire. ln prima fila c'erano delle donne con in braccio bambini piccoli che hanno assistito a tutto dal principio alla fine. A persone che parlavano tedesco chiesi informazioni su quel che stava succedendo ed ebbi le seguenti spiegazioni: i genitori del giovane uccisore due giorni prima erano stati strappati dal letto, arrestati e subito fucilati perché sospettati di essere nazionalisti; questa sarebbe stata dunque la vendetta del giovane. Proprio nei pressi c'era una fila di cadaveri; secondo quanto dichiaravano i civili si trattava di persone uccise due giorni prima da commissari del popolo e da comunisti in ritirata. Mentre stavo ancora parlando con i civili fui chiamato da un ufficiale delle SS che pretendeva la consegna della mia macchina fotografica. Mi fu possibile rifiutargliela perché, in primo luogo, era una macchina di servizio e, secondariamente, possedevo un permesso speciale del comando supremo della XVI armata, in cui si diceva che mi era permesso fotografare in qualsiasi luogo. Spiegai all'ufficiale che avrebbe potuto ottenere la macchina solo attraverso il feldmaresciallo Busch. Quindi potei andarmene indisturbato.

                                                                                  
  Lituania - giugno 1941
 
             Il massacratore di Kovno. Armato del solo bastone della foto, uccise decine di persone.
                                                               


Lituania - giugno 1941- 50 ebrei lituani massacrati a colpi di randello da lituani stessi. I soldati tedeschi si limitano ad osservare ed a fotografare insieme ai civili.

                                                                         
In questa foto si vede bene il sistema utilizzato per il massacro. Un grosso randello, probabilmente di ferro, con cui le vittime venivano pestate fino alla fine. Naturalmente difficile era morire al primo colpo e lo si può vedere proprio da questa foto. Sulla destra, in basso, agonizzante, c'è un uomo a terra, a cui non è ancora  stato dato il colpo di grazia.



Rapporto di un ll comando del gruppo di armate Nord - Feldmaresciallo Ritter von Leeb - Il colonnello si trovava, prima dell'inizio della campagna di Russia, (dal 21.6 all'1 .7.1941) a Waldfrieden, una stazione climatica a circa 10 km da Insterburg.

Come aiutante in seconda di questo comando ricevetti l'ordine di recarmi al comando della XVI armata di stanza a Kovno e, in collegamento a questo, preparare là l'alloggiamento per il comando del gruppo di armate. Giunsi là la mattina del 27. Traversando la città in macchina passai accanto a una stazione di servizio circondata da una fitta folla. ln essa si trovavano anche molte donne che tenevano sollevati in alto i loro bambini o, per poter vedere meglio, stavano in piedi su sedie o casse. Gli applausi ripetuti, le grida di "bravi!" e di approvazione e le risate mi fecero a tutta prima pensare alla celebrazione di una vittoria o a una qualche manifestazione sportiva. Però, quando chiesi di che si trattasse, mi fu risposto che lì era all'opera il (massacratore di Kovno, e che collaborazionisti e traditori trovavano lì la loro giusta punizione. Ma, avvicinatomi, fui testimone oculare dell'episodio più tremendo che avessi visto nel corso di due guerre mondiali. Sulla spianata di cemento della stazione di servizio stava ritto un uomo di media statura, biondo, di circa 25 anni, che in quel momento stava riposandosi appoggiato a un randello di legno della grossezza di un braccio, che gli arrivava alpetto. Ai suoi piedi giacevano dai 15 ai 20 morti o moribondi. Da un tubo usciva in continuazione acqua che faceva defluire in un pozzetto il sangue sparso. A solo pochi passi dietro l'uomo c'erano circa 20 uomini che, sorvegliati da alcuni civili armati, in muta rassegnazione attendevano la loro crudele esecuzione. Poi, a un breve cenno, il piu prossimo si fece avanti in silenzio e fu percosso a morte col randello nella maniera più bestiale, mentre ogni colpo veniva accompagnato da grida entusiastiche degli spettatori.
Al comando di armata venni poi a sapere che queste esecuzioni di massa erano là già note e che naturalmente avevano suscitato lo stesso orrore e la stessa indignazione che avevo provato io. Mi venne pero spiegato che evidentemente si trattava di un'azione spontanea della popolazione lituana che si vendicava così sui collaborazionisti del precedente periodo di occupazione sovietica e sui traditori del popolo. Perciò queste crudeli esecuzioni dovevano essere considerate puramente come contrasti di politica interna a cui, anche per "ordini superiori", doveva riuscire a metter fine lo Stato lituano stesso, cioè senza interventi della Wehrmacht. Mi dissero che le esecuzioni-spettacolo erano già state vietate e che si sperava che tale divieto fosse sufficiente per ristabilire la quiete e l'ordine. La stessa sera (27.6) ero ospite del comando d'armata. Durante la cena un ufficiale del comando si avvicinò al comandante in capo maggior generale Busch e gli comunicò che le uccisioni in massa in città erano ricominciate. Il maggior generale Busch replicò che si trattava di contrasti interni, che per il momento era nell' impossibilità di opporvisi, tanto piùr che gli era stato proibito, ma che tuttavia sperava di ricevere presto istruzioni dall'alto. per tutta la notte si udirono salve di fucileria e di mitragliatrici che facevano supporre ulteriori esecuzioni fuori città, probabilmente negli edifici delle vecchie fortificazioni. ll giorno dopo non vidi più per la strada uccisioni come quelle a cui avevo assistito il giorno precedente. Invece vidi passare per le strade, sospinte da civili armati, lunghe colonne, ognuna composta da 40-50 uomini, donne e bambini, che erano stati tratti fuori dalle loro case. Da una di queste colonne venne fuori una donna, si buttò in ginocchio davanti a me e con le mani alzate mi chiese aiuto e pietà, prima di venir ricacciata indietro con la massima durezza. Mi dissero che queste persone sarebbero state portate nelle carceri della città, ma io ritengo che il loro cammino li abbia condotti direttamente al luogo  dell'esecuzione. Quando mi congedai dal comando d'armata il comandante in capo mi incaricò di render nota al mio comando la situazione esistente a Kovno. Mi ricordo con quale indignazione, ma anche con quale preoccupazione il mio resoconto fu accolto dal comando. Ma anche qui si credeva di poter ancora sperare che si trattasse effettivamente solo di contrasti di politica interna. Per di piu appresi che dall'alto, si vietava che i militari prendessero misure di qualsiasi genere. Queste erano esclusivo compito del servizio di sicurezza.
Dopo che il comando del gruppo di armate si fu acquartierato a Kovno il giorno 1 luglio, in città la situazione appariva calma. Tuttavia razzie ed arresti di civili erano all'ordine del giorno. Ora le guardie indossavano una
sorta di uniforme della milizia di provenienza tedesca. Fra loro c'erano anche appartenenti al servizio di sicurezza che, come appresi piu tardi, doveva aver iniziato la sua attività a Kovno già il 24 giugno.


Liviv - Ucraina - 1941





Liviv - Ucraina - 1941